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mercoledì 5 ottobre 2011

Picchiata e insultata su un bus perchè donna e nera

TORINO Picchiata e insultata su un bus pieno di passeggeri. Tempestata di pugni, ha una costola fratturata, e due settimane di prognosi. Ma ancora più del dolore è forte lo sgomento di Suad Omar, mediatrice culturale italo-somala, per l'aggressione improvvisa e violenta di cui è stata vittima venerdì scorso, sulla linea 63, alla fermata davanti all'ospedale Maurziano. «Voleva che mi scostassi per passare- racconta - gli ho detto che anch'io stavo per scendere, e a quel punto ha iniziato a insultarmi, mi ha detto cose irripetibili. Gli ho risposto indignata, lui ha reagito alzando le mani». Il responsabile è un uomo italiano, di circa 50 anni, di cui non si sa altro: perché alla fermata, l'autista ha aperto le porte e lui si è dileguato. In soccorso della vittima sono intervenuti due ragazzi, un somalo e un marocchino. Un terzo giovane italiano ha inveito contro l'autista per aver permesso che l'aggressore scappasse. Anche i due stranieri si sono indignati: «Se fosse stata aggredita un'italiana da un extracomunitario, nessuno gli avrebbe permesso di allontanarsi», hanno protestato, mentre l'autista obiettava di aver agito secondo il regolamento. Suad è molto conosciuta a Torino, al suo nome è legato un pezzo importante della storia dell'immigrazione in città. Laureata in Somalia, dal 1989 vive in Italia, dove è arrivata per raggiungere quello che sarebbe diventato suo marito. Ha studiato da mediatrice culturale, lavoro a cui negli anni ha affiancato anche l'impegno politico: consigliera alla Circoscrizione 8 fino alla scorsa primavera e coordinatrice della Commissione giovani e immigrati a San Salvario (quartiere in cui risiede), era già stata candidata alle regionali, alle provinciali e alle europee. è stata tra le fondatrici del centro culturale Alma Mater e del centro Alouan, e una delle voci di «Babalasalà», prima trasmissione radiofonica fatta da e per gli immigrati sulle frequenze di Radio Torino Popolare. Oggi continua l'attività di mediatrice ed è responsabile per l'Italia degli intellettuali somali emigrati a causa della guerra civile. Madre di cinque figli, una vita divisa tra la famiglia e l'impegno a difesa degli stranieri e delle donne. Sul bus 63, alle quattro e mezza di venerdì pomeriggio, stava andando a prendere una ragazza straniera che sarebbe stata dimessa dal Mauriziano e che aveva bisogno di aiuto. Ed era al telefono, vicino alle porte del mezzo che stavano per aprirsi, quando il l'uomo le ha chiesto di spostarsi. «Mi ha detto "Guarda questa gente", e poi giù con gli insulti a sfondo sessuale. Ha usato ogni sorta di ingiuria. E poi mi ha colpito ripetutamente, mi ha anche rotto gli occhiali. Quando i carabinieri sono arrivati, si era già allontanato. Ho sporto denuncia, ma quello che mi fa stare ancora peggio delle botte è il fatto che non avrebbe dovuto scappare. Non so se l'autista abbia rispettato il regolamento: se è così, dovrebbero cambiarlo». «Da quando è successo - dice Suad amareggiata - sono depressa. Non mi era mai accaduto un episodio simile. Gtt mi ha detto che a bordo c'era una telecamera. Spero che sia identificato in fretta, una persona così aggressiva e violenta potrebbe fare del male anche ad altri. E' un problema di sicurezza soprattutto per le donne». da "La Stampa - Torino 4/102011" Non ci sono parole per commentare questa brutale aggressione, esprimiamo solidarietà e partecipazione a Suad Omar per il grave episodio di violenza e discriminazione di cui è stata vittima. L'indignazione che tale atto ha provocato in tutte noi deve farci proseguire con determinazione il lavoro per contrastare le discriminazioni e le violenze che le donne, maggiormente se immigrate, subiscono. Stringiamo Suad in un abbraccio pieno di affetto.

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