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venerdì 24 dicembre 2010

Madri singole


La notizia è questa: la clinica Mangiagalli ha reso noto che dal 2008 il numero delle donne che alla nascita del figlio non dichiarano il nome del padre è triplicato passando da 474 agli oltre mille di oggi. E’ un dato assai rilevante che testimonia di profondi mutamenti nella cultura e nei comportamenti delle donne. Anche se molto varie possono essere le motivazioni che ne stanno all’origine, non c’è dubbio che la decisione di fare un figlio da sole è frutto di forza e determinazione personale, come anche di un contesto non più ostile a questa scelta. E di questo non si può che essere contente. Ma alcuni commenti che si sono letti ieri sui quotidiani mi lasciano francamente sgomenta, come l’intervista di Eva Cantarella sulla Repubblica. Commentando il dato della Mangiagalli - una “esaltazione dell’indipendenza femminile”- alla domanda se, pertanto, l’uomo diventa superfluo, risponde testualmente “L’uomo è lo strumento per arrivare alla maternità…la donna può fare da sola…È la donna che regge tutto”.
Condensata in poche righe viene fissata un’idea che è il puro e semplice rovesciamento di quello che secoli o millenni si è pensato, detto e scritto delle donne, un semplice strumento procreativo, al servizio della famiglia e dello stato patriarcali.
E come ovvio corollario del degradare dell’altro a “cosa”, la donna si erge a soggetto onnipotente, puro e semplice rispecchiamento di quella figura di Uomo prometeico, che sulla negazione della duplicità costitutiva ed originaria interna al genere ha pensato di vincere ogni limite. Io di questa immagine di donna onnipotente che può tutto e che può fare a meno dell’Altro non solo ho timore, ma penso che sia la parodia della libertà femminile. Il pensiero della differenza sessuale apre alla libertà delle donne in misura che riconosce che il soggetto non è uno ma due e che questo essere due obbliga a pensarci e a pensare il mondo secondo una prospettiva che non pretende di essere tutto, ma include la relazione. E’ una sfida che impegna il pensiero e la pratica, ma credo che ne valga la pena. E non mi pare che ne valga altrettanto l’obiettivo di farcela tutta “da sole”, che per certi aspetti più che un obiettivo rispecchia desolanti dati di realtà.

1 commento:

  1. Che poi Chiara Saraceno faceva giustamente notare come il dato nasconda la realtà delle coppie di fatto, in cui il riconoscimento da parte del padre non è "automatico"... Insomma, più che un paese di madri prometeiche questo è un paese di relazioni non riconosciute

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