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giovedì 27 gennaio 2011

A scuola con LIBERE: quando le giovanissime s'impegnano!

Esperienza riuscita e da continuare!
"Libere" anche a scuola e per la prima volta (almeno così ci risulta) il testo è stato recitato non da attrici (pur avendone la stoffa). Le bravissime Nadia e Silvia, due studentesse del Gioberti hanno letto il testo di Cristina nell'affollata aula magna del Liceo classico torinese e poi nella palestra della succursale. Avevano visto lo spettacolo al Carignano e hanno deciso di proporlo tra i laboratori della giornata di autogestione. Ed è stato un successo.
Milena era presente nell’aula magna e Stefanella nella palestra.
Questi i sintetici resoconti.

Milena. Dopo la lettura del testo, molto intensa ed efficace, mi hanno dato la parola per presentare Dinuovo e gli obbiettivi dell' associazione e aprire il dibattito. Nonostante l'attenzione, non c’era molta disponibilità a parlare, soprattutto all'inizio. Poi rotto il ghiaccio, ho sentito parole che mi hanno confortato. Molte ragazze si sono dette offese da qual che sta succedendo, indignate dalla cultura dell'harem, dall'idea di essere oggetti a disposizione anche di padri e fratelli interessati più a fare affari con loro che a difenderle . Un paio hanno detto ad alta voce quello che in molte ci chiediamo : com’è possibile che Berlusconi raccolga ancora tanti voti femminili. In un intervento anche la rabbia perché essere donna non "deve essere un handicap". Tra i pochi ragazzi presenti alcuni hanno preso la parola per dirsi distanti da modelli che li vedono padri padroni. Interessante la testimonianza di una ragazza che ha raccontato delle molestie subite da un coetaneo che voleva costringerla ad un rapporto sessuale e delle difficoltà provate a far capire quanto l'avesse fatta star male quella violenza psicologica.

Stefanella. Ciò che più mi ha colpito è stata la bravura di Nadia e Silvia (17 anni), non solo a calarsi nelle due donne, ma anche a coinvolgere e a interloquire con le studentesse (in maggioranza) e i pochi studenti con grande consapevolezza di sé e dei problemi delle donne. E nonostante che l’ambiente della palestra, meno raccolto dell’aula magna, fosse piuttosto dispersivo e con una pessima acustica, lo spettacolo ha catturato l’attenzione.
Io sono intervenuta per parlare di DiNuovo e della realtà delle donne in Italia, fornendo dati, leggi e considerazioni sull’attualità, ma poi ho preferito lasciare a Nadia e Silvia la conduzione del confronto, puntualizzando poche volte perché entrambe erano molto efficaci. Molte ragazze sono intervenute per raccontare i disagi vissuti direttamente.
Data la giovane età, il problema più sentito è quello di essere oggetto per la strada, sui mezzi pubblici, di attenzioni imbarazzanti, di sentirsi non libere di andare in giro “in modo spavaldo”. C’è chi ha richiamato il dovere delle donne a farsi rispettare, altre hanno parlato di uomini interessati solo al corpo delle donne. Maturo l’intervento di una ragazza. Ve lo riporto: “Sono fiera di essere donna ma in Italia è umiliante rimanere incinta. Mia madre, insegnante, ha fatto il terzo figlio e ha avuto mille euro. Ma cosa servono se poi quando il figlio si ammala ha solo 8 giorni pagati? Se poi non ci sono altri aiuti?” .
I pochi ragazzi presenti erano attenti ma silenziosi, quasi a disagio (dovremmo pensare di far qualcosa di specifico per loro, mi sembrano smarriti). Silvia, ha cercato di animare e far parlare i ragazzi con il suo linguaggio molto diretto: “cosa pensate del fatto che un ultrasettantenne vada con decine di giovani donne ed è considerato figo e una donna se facesse lo stesso sarebbe considerata una troia?” A quel punto un ragazzo ha preso coraggio: “Ma anche le ragazze danno lo stesso giudizio: perché?” Puntualizzazioni mie e di Nadia e Silvia. Il più bel risultato dell’incontro: al termine alcune ragazze si sono avvicinate a Nadia e Silvia: “Se fate un gruppo di Di Nuovo qui al liceo noi ci siamo”. A tutte, la mia assicurazione che non le lasceremo sole e che le terremo al corrente delle nostre iniziative.

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